Ho un debole per IWC (o meglio, per alcuni IWC), ma, come si dice, amicus Plato…
Già chiamare un segnatempo di alta gamma "PlastikI", non è bello. Farlo con un orologio monstrum di 46 millimetri, spesso un centimetro e mezzo, blu col cinturino gommoso blu e con gli indici arancioni, è proprio andarsela a cercare.
Io non so chi l’abbia comprato, ma mi piacerebbe vederlo, quest’energumeno dagli appetiti non proprio sobri. Probabilmente sono influenzato da gusti personali troppo retrivi, può essere.
E non parlatemi del bel rampollo della famiglia Rotschild che lo indossa mostrandolo in giro per il mondo: si dà il caso che IWC e il Plastiki siano il suo sponsor.
Anche risparmiandoci un bracciale d’acciaio che l’avrebbe portato a due etti e mezzo di roba al polso (come accade ad altri ingenieur), IWC richiede comunque un certo sforzo al suo possessore. Diciamo che è indossando orologi del genere che ci si potrebbe allenare per diventare campioni di braccio di ferro.
A me continua a sfuggire come mai le case orologiere di alta gamma, anziché aumentare il gap tra loro e il resto del mondo orologiero, si stiano incapponendo a costruire segnatempo sempre più simili a quelli che si trovano ammassati nelle vetrine dei negozietti che comprano oro, o, in alcuni casi, addirittura presentino modelli nuovi che rassomigliano pericolosamente alle repliche a buon mercato di quelli precedenti (ne parleremo in un prossimo articolo).
Bisogna tuttavia riconoscere al Plastiki il merito di essere un orologio antiscippo.
Primo, perché quella preoccupante massa blu e arancione farebbe scartare o inchiodare spaventato qualsiasi rapinatore sul motorino. Secondo, perché vedersela con un possessore di Plastiki non dev’essere una bella esperienza: essere presi a colpi di Plastiki in faccia rappresenta un pericolo inferiore solo a quello di venir colpiti con una mazza ferrata.
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